lunedì 22 ottobre 2012

THAILANDIA E LA LESA MAESTÀ

Continua il mio operato di aggiornamento sul Sud Est Asia. Su www.lindro.it il mio articolo:



Ora si discute di libertà di idee e non solo di difendere il Re

THAILANDIA E LA LESA MAESTÀ

Troppe carcerazioni facili, morti in cella e il sospetto che si tratti di un’arma politica puntata contro le opposizioni per farle tacere




In Thailandia, si torna a discutere animosamente del reato di lesa maestà. La Corte Costituzionale, sull’onda delle proteste e dei dibattiti televisivi, vuole tornare a verificare gli spazi d’azione giuridica e legiferante in materia ma è altrettanto chiaro che nulla di tutto ciò sarà sufficiente per fermare il fronte di coloro che protestano a favore di una abrogazione totale del reato di lesa maestà. Oggetto di discussione, il vituperato articolo 112 del codice penale, che proibisce ogni azione o parola che “diffama, insulta o minaccia il Re, la Regina, gli eredi al trono o il reggente”. La pena varia da tre a quindici anni, i quali vanno moltiplicati per ogni atto di “lesa maestà”. Il quadro s’è parecchio esacerbato dopo la morte del cosiddetto “zio sms”, Ampon Tangnoppakul, ammalato di cancro, morto a 61 anni lo scorso maggio 2012, dopo essere stato condannato nel novembre 2011 a venti anni di carcere per quattro sms ritenuti dal Tribunale lesivi della dignità del Re ma soprattutto della Regina a proposito della quale si trattava nei messaggi del cellulare di “zio sms”. Ampon Tangnoppakul è morto nell’ospedale giudiziario ed il caso ha nuovamente dato la stura ad una serie di polemiche infinite sul tema della lesa maestà. Come se non bastasse, la Thailandia recentemente s’è data codici comportamentali ancora più restrittivi, concedendo alle forze di Polizia ancor più poteri nelle indagini informatiche alla spietata ricerca di testi e messaggi che possano ledere la lesa maestà.

http://www.lindro.it/Thailandia-e-la-lesa-maesta,11127#.UIV43W90ZCh

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