venerdì 30 novembre 2012

Proteste e violenze in Myanmar


Un’assoluta novità per la scena birmana: violente proteste nei pressi di alcune miniere di rame a causa dell’inquinamento ambientale e per la vera e propria deportazione di interi paesi e villaggi per far posto ad una attività estrattiva con forte impatto territoriale ed ambientale. Tutto ciò sarebbe stato inimmaginabile ai tempi della Giunta militare birmana, una delle più violente ed oppressive al Mondo, quando qualsiasi rivolta veniva spenta con la violenza pura. Più di 50 persone son comunque rimaste ferite negli ultimi due giorni nel corso di un’operazione di Polizia tesa a sedare le proteste nei pressi delle cave di rame di Latpadantaung, vicino alla città di Monywa, 827 chilometri a Nord Ovest della Capitale Yangon. Più di duecento manifestanti, compresi cinquanta monaci buddhisti, son rimasti accampati nei pressi della miniera di rame, il Governo ha posto loro un ultimatum perché abbandonino la miniera. I dimostranti affermano che la miniera, una joint venture tra la Economic Holding Ltd di proprietà militare birmana e la Wanbao Co Yang TzeCopper Ltd cinese, hanno proceduto a confische illegali nei villaggi nel territorio nelle immediate vicinanze ed hanno inquinato tutto l’Ambiente circostante. Il Capo dell’opposizione e Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi si è immediatamente proclamata disponibile ad essere mediatrice tra le parti, in modo da evitare ulteriori ferite alla popolazione locale ed alla Nazione tutta. Le cifre della protesta sono ancora da definire.

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